African Stories: Sidiqot e il suo romanzo di emancipazione

African Stories: Sidiqot e il suo romanzo di emancipazione
African Stories: Sidiqot e il suo romanzo di emancipazione. 
“Arroganza, identità, emancipazione”, questo il titolo del romanzo di Sidiqot Abimbola Abale, per gli amici Sidi, 32 anni, nigeriana d’origine, italiana d’adozione. Tre parole che definiscono i contorni della sua esperienza di giovane donna, nel graduale processo di ricerca della propria identità in un paese straniero che, se da un lato ha accolto e offerto concrete opportunità di vita e lavoro – a Roma ha conseguito una Laurea in scienze Economiche e trovato impiego presso un ufficio bancario – dall’altro non ha mancato di farla scontrare con l’arroganza di atteggiamenti discriminatori e con gli ostacoli legati alla burocrazia che tutto complica. Fino al punto di farla sentire incastrata in un sistema dove non si riconosce e non si sente più accolta e spingerla a trasferirsi in Gran Bretagna.

African stories: Sidiqot e l’arrivo in Italia

In Italia Sidiqot è arrivata all’età di 8 anni, con mamma, papà e i fratelli. Qui inizia il suo percorso di studi che prosegue fino alle soglie dell’adolescenza, un periodo che definisce turbolento, in bilico tra lo spontaneo desiderio di omologazione con i coetanei e la rigida e severa impostazione educativa della famiglia. L’imprinting culturale e religioso del paese d’origine, che le richiede, tra l’altro, una precoce responsabilizzazione nella cura delle sorelle minori, si mantiene anche grazie alla frequentazione della comunità nigeriana del luogo e caratterizza le fasi della sua crescita.

African stories: Sidiqot e la scrittura come catarsi

In questo clima, in cui sperimenta sentimenti alterni tra accoglienza e frustrazione, nel 2005, all’età di 15 anni, matura l’idea di iniziare a raccontarsi senza filtri e, con l’irruente spontaneità tipica dell’adolescenza, inizia un diario, da lei stessa definito “un flusso di coscienza” che, nelle sue intenzioni, non è pensato per rimanere semplicemente chiuso in un cassetto: Sidiqot lo immagina piuttosto come una testimonianza da utilizzare, in un futuro prossimo, per dare voce a storie e riflessioni intime, alle laceranti contraddizioni, agli episodi di ordinaria discriminazione che vive nel quotidiano, alla fatica di conciliare due mondi culturali così diversi.
La scrittura prosegue fino al 2016, dando vita ad un prezioso documento che diventa il canovaccio su cui costruirà il suo romanzo, testimone della crescita di una ragazza che nel sottotitolo si definisce “un’italiana nera nata in Nigeria”: quasi una dichiarazione d’intenti, un desiderio di ribadire le due anime e le due culture che la abitano e, forse, il percorso verso un equilibrio e una consapevolezza che non porta all’esclusione, ma piuttosto all’integrazione e all’accettazione. Del resto, Sidiqot si sente ancora in cammino.