African stories: Nogaye Ndiaye, una femminista resistente

Nogaye Ndiaye

African stories: Nogaye Ndiaye, una femminista resistente

Nogaye Ndiaye si è appena laureata in giurisprudenza con una tesi dal titolo: “Una prospettiva femminista sui diritti umani”. L’abbiamo conosciuta su Instagram con la sua seguitissima pagina “Le regole del diritto perfetto”, dove mostra la sua vita di studentessa e attivista divulgatrice. Non è una persona con molte certezze a suo dire, non era sicura di voler fare giurisprudenza. Il suo ciclo di studi è stato accidentato. E anche ora, alla fine del suo percorso universitario, ci racconta di non sapere che strada intraprendere. Eppure, a giudicare dai suoi risultati, sembra che Nogaye non abbia ancora contezza del suo enorme impatto culturale e sociale.
E degli obiettivi che è riuscita a perseguire con buonapace delle sue apparenti fragilità. “So solo che vorrei riuscire a unire la mia passione per il diritto a quello che faccio nell’ambito dell’attivismo e della divulgazione. Mi piacerebbe entrare nell’ambito ‘diversity and inclusion’ come consulente legale. Vorrei inoltre lavorare nel terzo settore, nelle ong. In futuro mi piacerebbe tornare a studiare, magari facendo un dottorato”, ci racconta.
Il suo profilo conta 67mila follower e dispensa riflessioni su diritti civili e attualità. Il tutto secondo una prospettiva femminista intersezionale. Si definisce poi una resistente attiva, una che deve combattere per non soccombere alla cultura machista dell’individuo bianco. Nonostante sia italiana, nonostante si sia appena laureata alla Bicocca a Milano, nonostante i suoi genitori siano venuti in Italia dal Senegal e lei, dunque, sia nata qui. Nonostante sembra essere la preposizione che descrive meglio la vita di questa porzione di italiani.

Nogaye Ndiaye e i reel “Universo Parallelo” su Instagram

Peculiarità del suo profilo sono i reel “Universo Parallelo” nati per suscitare una riflessione su alcune dinamiche di vita quotidiana razzializzate. In questi video Nogaye utilizza la satira per conferire il giusto significato alle micro-aggressioni. Tra gli ultimi pubblicati c’è quello sugli affitti, che mette in luce il fatto che si cerchi in tutti i modi di non affittare agli stranieri. Non esiste lotta che non sia intersezionale per questa giovane, per cui il termine è entrato troppo tardi nel nostro lessico. “Nemmeno il correttore del computer la riconosce e devo dire che molte persone ne hanno svuotato totalmente il significato” racconta Nogaye.
Le donne di colore hanno rivendicato come l’intersezione di più elementi discriminatori, quali razzismo, sessismo e classismo, aumentino la portata della discriminazione. Il femminismo negli anni si è evoluto attraversando diverse ondate. E’ passato da un femminismo prettamente bianco e borghese a una pluralità di femminismi con diverse rivendicazioni, dalle più liberali alle più radicali.

Nogaye Ndiaye: “Vi racconto il mio femminismo”

Per la ragazza: “Il femminismo è quello intersezionale nella sua autenticità e obiettivo di non lasciare nessuna persona indietro. Accogliendo tutte le diverse sfaccettature della nostra identità, lottando in modo indiscriminato per tutte le istanze”. Non siamo di fronte a due binari che non s’incontreranno mai, anzi abbiano di fronte due categorie, quella del genere e della razza, che mostrano i molteplici strati di oppressione possibili.
Non si può portare avanti la lotta per l’uguaglianza di genere senza tener conto dei sottogruppi discriminati. Nè si può parlare di parità salariale senza tener conto della lotta di classe. E non possiamo non considerare che le istanze di genere siano diverse in base al contesto in cui si vive. Un dibattito, quindi, che deve essere riportato al centro, proprio come fa Nogaye.
Veronica Otranto Godano